Creta: Moni Arkadiou

Crete, Moni Arkadiou
arkadiouLa maggior parte dei visitatori del monastero di Arkadi, o Moni Arkadiou, ci arrivano seguendo i consigli dalle guide turistiche o essendo rimasti colpiti dalle fotografie di questo bellissimo monastero e non ne rimangono delusi, ma per i cretesi, più che di un luogo di culto rinascimentale si tratta di un simbolo della libertà…

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Crete, Moni Arkadiou

Moni Arkadiou si trova a 20 chilometri da Retymno, in un piccolo altipiano ai piedi del monte Idha (Psiloritis). Il suo parcheggio è abbastanza grande da accomodare camper di ogni dimensione e con un po’ di fortuna, è facile trovare anche un posto all’ombra. In teoria non ci sono problemi a fermarsi qui anche per la notte. La tranquillità è assicurata, ci si senta tranquilli sapendo di dormire nel punto esatto in cui, durante una battaglia 150 anni prima, sono morti 1.500 esseri umani, per la maggior parte donne e bambini.

Nel parcheggio infatti si trova il monumento ai caduti, di cui fa parte il vecchio mulino, ora convertito a ossuario, dove sono conservati e esposti centinaia di crani delle vittime.
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Il monastero è aperto dalle 09.00 alle 20.00 durante l’alta stagione (Giugno-Agosto). Per gli altri mesi è consigliabile consultare gli orari di apertura sul loro sito ufficiale.
Quello che non troverete scritto sul sito è il biglietto di entrata di 2,50€ solo per gli stranieri/infedeli, come al solito i greci sono considerati pellegrini e entrano gratuitamente. La discriminazione dà fastidio, ma in questo caso particolare, penso che se fosse imposto ai cretesi di pagare per entrare scoppierebbe un’altra rivoluzione. La cosa non ha tanto a che fare con la fede religiosa, ma piuttosto con quello che il monastero simboleggia, per il ruolo che ha avuto durante la rivoluzione di Creta nel 1866 per la liberazione dagli Ottomani.
Crete, Moni Arkadiou

Visto da fuori sembra una fortezza, come è tipico di tutti i monasteri a Creta. Una volta all’interno delle mura però, si scopre l’unicità di Moni Arkadiou: la splendida chiesa in stile barocco veneziano, costruita nel XVI secolo con forme e motivi direttamente ispirati al Palladio.
Crete, Moni Arkadiou
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Malgrado l’afflusso di turisti, il monastero è ancora funzionante e regolarmente abitato da monaci, ma a parte le loro celle private, quasi tutto il resto è aperto ai visitatori.
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Nel cortile, di fianco alla chiesa, una triste testimonianza della tragica battaglia qui avvenuta è ormai diventato l’attrazione preferita dai turisti per una foto. Sul cipresso secco a forma di croce, per chi ce la vede, una freccia bianca indica una pallottola conficcata, ancora perfettamente visibile.
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Ma la visita a Arkadi non è completa senza essere passati per le rovine della vecchia cantina, usata come polveriera durante la risurrezione del 1866 dei cretesi contro gli ottomani. Rinchiusi e assediati, più di 1500 cretesi, il 9 novembre, scelsero di farsi esplodere piuttosto che arrendersi. Il cosiddetto ‘Olocausto di Arkadi’ fece scattare forti reazioni nell’Europa di allora, aiutando alla risoluzione della ‘questione orientale’. Creta fu liberata e si uni alla Grecia nel 1913.
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