Passeggiando per le stradine della città vecchia di Nafplion, mi sono reso conto che hanno aperto un sacco di negozi e botteghe artigianali dedicate al Kombolòi, quella specie di rosario che si vede spessissimo in mano agli uomini greci. Per cui, quando mi sono trovato a passare davanti al ‘Museo del Komboloi’, non ho resistito alla tentazione e sono dovuto entrare a curiosare…
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Così ho scoperto che pur vivendo in Grecia da quasi 40 anni, sapevo poco e niente sull’oggetto che forse più caratterizza la figura dell’uomo Greco, quello alla Zorbas per intenderci!
Cominciamo dal fatto che, pur essendo ispirato al rosario mussulmano (Tasbih), il Komboloi non ha e non ha mai avuto nessun legame con la religione. La sua sola funzione è quella di passatempo e scacciapensieri. Gli ortodossi hanno una loro versione del rosario per la preghiera (Komboskini), ma non ha niente a che vedere con il Komboloi, che non ha un numero fisso di perle e può essere fatto di materiali molto diversi. I più pregiati sono di ambra, però spesso vengono usati legno, avorio, cristallo, corallo, pietre dure, resine sintetiche o addirittura noccioli di oliva.
Un’altra curiosità interessante è che il Komboloi non è legato a Nafplion da particolari radici. È stato il fondatore del museo il primo ad aprire la sua bottega e il museo in città nel 1998, cominciando in questo modo la tradizione.
L’entrata al museo, al primo piano del negozio, costa 2€ e consente di ammirare una interessante collezione di rosari di varie religioni datati dal 1550 al 1950. Nella bottega invece si possono vedere (gratis!) centinaia di Komboloia diversi, con prezzi che partono dai 6€ per quelli in resina sintetica. Essendo un oggetto che si tiene in mano per ore è fondamentale scegliere il materiale che, a contatto con la pelle, ci dà la sensazione migliore.
Sotto un’immagine dell’interno del museo.
Un videino che ho trovato su come usare il Komboloi
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