Ancora freschi di Francia e alla nostra prima esperienza con il camper in Spagna, cerchiamo di ambientarci e di capire come muoverci, ma soprattutto come e dove sostare. A Figueres, città natale di Salvator Dalì, andiamo a visitare il suo famoso museo-teatro… non ci sono parole per descriverlo…
Arriviamo a Figueres e parcheggiamo di fianco a un grosso supermercato, Esclat [42.26083,2.95140]. Prezzo della gasolio bassissimo, prezzo degli alimentari un po’ esagerato. Lasciamo il camper e ci avventuriamo per la cittadina. Non molto da vedere, a parte la parte dedicata a Dalì e al suo museo. Unica eccezione un albergo dalla facciata molto interessante.
Il parcheggio del supermercato in teoria chiude alle 21.30 e fuori non ci sembra adatto a passare la notte, così ci spostiamo a un altro punto indicato, il parcheggio sotto al castello [42.27183,2.95136].
Perfetto per sostare vicini al centro e pranzare, ma un po’ troppo buio e isolato per la notte. Dei recenti segni circolari di pneumatici sulla ghiaia sono un evidente segnale di cosa deve succedere qui di sera… così ci spostiamo lungo la strada che scende verso la il museo, poco lontani e più più tranquilli. Al mattino, ci svegliamo con urla di bambini, portiere che sbattono, un traffico… Non ci eravamo accorti di aver parcheggiato praticamente davanti all’entrata di un asilo nido… 🙂
Il castello ha un biglietto di ingresso e non mi interessa più di tanto. Scendiamo invece al museo che apre alle 10. Già ci sono scolaresche in attesa e turisti che vanno e vengono aspettando che apra la biglietteria. L’entrata costa 14€. Non è poco, ma sono veramente spesi bene e non è una cosa che dico spesso 🙂 Aspettando, anche noi facciamo due passi intorno allo stabile e Dalì è dappertutto…
Finalmente entriamo e il viaggio comincia… per finire più di due ore dopo. Entusiasmo è dire poco. Mi ci vorranno giorni per riprendermi e digerire tutte le immagini e gli stimoli ricevuti. Si parla di più di 1500 opere di Dalì, più gli interventi architettonici e decorativi e le mostre temporanee di altri artisti.
Sotto l’anagramma del nome di Dalì, da cui esce il suo soprannome, Avida Dollars, affibbiatogli da André Breton. La sua tomba, in una piccola cripta è il segno dell’importanza di questo luogo. Il museo è infatti stato progettato interamente da Dalì, sulle rovine del vecchio teatro della città.
La sala principale, con centinaia di piccoli particolari, mischiati a opere gigantesche… solo qui ci si potrebbero passare delle ore.
Sotto la sempre presente Gala e un bellissimo ritratto tridimensionale di Mae West, fatto arredando una stanza con mobili posizionati in modo che da un certo angolo sia riconoscibile il viso dell’attrice.
Ultima chicca, la visita alla galleria dei gioielli. Ci si arriva da un’altra entrata e l’ambiente è completamente diverso. Non sono un grande amante dell’arte orafa, ma devo riconoscere che anche qui il genio è evidente…