Gli spartani, come è risaputo, non hanno lasciato molte tracce del loro passaggio. Ritenevano una perdita di tempo e di energie costruire monumenti e templi e così, dopo essersi estinti, sopraffatti dalla civiltà bizantina della vicina Mystras, di loro ci sono rimasti solo i miti sul loro coraggio e sulla loro originale filosofia di vita e poco altro… poco, ma qualcosa c’è!
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Metto subito in chiaro che il sito archeologico di Sparta non è assolutamente niente di speciale, soprattutto se paragonato alla vicina Mystras. Però siccome anch’io per anni ho creduto che non ci fosse assolutamente niente da vedere della grande Sparta, sono rimasto piacevolmente sorpreso dal sito archeologico, sia per la posizione, sia perchè trovo sempre affascinanti i siti ancora in cantiere, con gli archeologi che ci lavorano attivamente.
Ma prima di arrivare al sito è d’obbligo una fermata a porre omaggio all’eroico Leonida, protagonista della battaglia delle Termopili a capo dei famosi 300. Così per lo meno fanno decine e decine di giovani, più o meno palestrati, che vengono a porgere rispetto al loro idolo! Indispensabile la fotografia e una toccatina al piede della statua.
Per la storia, Leonidas è il personaggio storico che disse la famosa frase “Molòn Labè” (venite a prenderle) quando gli fu chiesto dai persiani, che erano in netta superiorità, di consegnare le armi. Frase che, non per caso, è anche un buon esempio di frase laconica 😉
Il sito archeologico si trova sulla collina subito dietro allo stadio e ci si arriva vicinissimi con il camper. Anzi sulla strada che costeggia lo stadio è molto più probabile trovare un parcheggio che non in città.
Salendo sulla collina si ha una vista stupenda sul monte Taigeto e l’enorme teatro antico.
Girando per la collina si incontrano qua e là distese di reperti, messi in fila e catalogati, ognuno con il suo bel cartellino, con i codici che serviranno a ricomporre, immagino, parti del teatro e dell’acropoli.
Poco più lontano dal sito archeologico principale, si trovano i resti del santuario di Artemide Orthia, dove gli adolescenti dovevano superare una prova di resistenza che consisteva nell’essere frustati a sangue in pubblico. Non c’è molto da vedere e il sito è comunque per ora chiuso, così come il tempio di Apollo e non sono visitabili.
Qui invece siamo nella pura leggenda. Questa fessura nella roccia, che dà su una impressionante voragine, sarebbe quella dove gli spartani gettavano i bambini nati con deformazioni e quelli considerati troppo deboli. Questa versione era stata smentita dagli archeologi che, fino a qualche tempo fa, credevano che invece i bambini con problemi venissero semplicemente abbandonati alla loro sorte nei boschi del monte Taigeto. Recenti studi hanno appurato che le ossa umane del periodo spartano trovate nella zona siano tutte appartenenti a maschi di età tra i 18 e i 35 anni. A quanto pare gli spartani non erano poi così crudeli con i neonati come ci hanno voluto far credere!
Il luogo si chiama Kaedas e si trova appena fuori dal paese Tripi, sulla strada per Kalamata. Una nota: appena usciti da Sparta su questa strada troverete sulla vostra sinistra una fontanella con rubinetto da cui potete far rifornimento d’acqua. Procedendo verso Tripi ne incontrerete altre tre o quattro.
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