Sulla strada per Arles, visitiamo Les-Baux-de-Provence. Statisticamente allo stesso livello, in invasione di turisti, di Mont Saint-Michel. Visto da lontano fa la sua impressione, ma basta avvicinarsi per capire che si tratta di un altro paese fantasma/museo venduto al guadagno facile. Giro veloce e poi finalmente arriviamo alla nostra amata città della luce.
Avvicinandosi a Les Baux è subito chiaro di cosa si tratta. 5€ di parcheggio dalle 8 alle 20. Come al solito proseguiamo, per la serie “peccato ci saremmo potuti fermare a dare un’occhiata”, però sorpresa! Appena superata la rocca, dopo poche centinaia di metri finisce la striscia blu [43.74174,4.79064] e ci sono parecchi spazi dove è possibile parcheggiare gratuitamente. Certo bisogna fare 500metri in più a piedi, troppo scomodo per la maggior parte dei turisti 😉
Il sentiero per salire è ripido, ma relativamente breve. Si arriva in cima in una quindicina di minuti. Una volta entrati in questa specie di paese/museo ci si ritrova con la solita sfilza di negozietti turistici, ristoranti, fast food… che bello! OK devo riconoscere che non si vedono solo souvenirs cinesi, ma la merce è un po’ più ricercata… ma questo è tutto quello che concedo! Arriviamo al castello, altri 8€ di entrata, esagerati come al solito e cominciamo a vagare all’interno.
Abbastanza singolare il fatto che ci sia un po’ di tutto dalla preistoria al medioevo e passa, macchine da guerra e caverne di Neanderthal… Bonus la vista spettacolare sull’altipiano che fa capire come la Provenza sia riuscita a mantenere il suo colore e la sua bellezza: vietato costruire!
Saliamo fino alla cima del castello, le viste sempre più panoramiche e il castello in se abbastanza interessante e complesso con il suo giro di stanze, scale e livelli. Il tutto lasciato molto al naturale, senza aiuti particolari anche nei passaggi più difficili. Consiglierei di non farlo in sandali 🙂
Altre due viste dall’alto: il parcheggio per i visitatori pigri e una veduta della valle dell’inferno, famosa per aver ispirato Dante a visualizzare i gironi del suo inferno, che in realtà è una leggenda cominciata da un commento fatto dal poeta francese Mistral e ripresa a mò di telefono senza fili. Un altra curiosità inutile: la bauxite prende il suo nome da questo paesino dove è stata scoperta!
Usciamo dal castello dopo un’oretta abbondante, ci infiliamo a curiosare l’interno della chiesetta dei Penitenti Bianchi, affrescata dall’artista Yves Brayer a cui hanno dedicato anche un piccolo museo. Ce ne andiamo con l’impressione di essere stati più in un parco divertimenti, che in una località che si porta dietro la storia di Baux-en-Provence.
Poche decine di chilometri e siamo finalmente a Arles. Ci fermiamo nel ampio parcheggio per gli autobus [43.68349,4.6303] dove, malgrado la bassa stagione (siamo ancora a metà febbraio) troviamo una dozzina di altri camper. Mi chiedo cosa possa succedere d’estate…
Poco più avanti [43.68168,4.63038], secondo tradizione francese, una colonnina per carico e scarico gratuito. In teoria dispone anche di due prese per elettricità, ma è praticamente impossibile sostare abbastanza vicini da poterne approfittare… strano…
Arles è una delle città francesi che più amiamo. Ci siamo passati in moto, in macchina e ora anche in camper. Questa volta ci siamo fermati solo per una notte, anche perchè si è alzato il Mistral e sembrava di essere su una barca a vela in mezzo alla bufera e abbiamo preferito andarcene al mattino presto. Però metto alcune foto fatte durante i viaggi precedenti… per fortuna non è cambiata 🙂
Dalle parti di Arles abbiamo anche scoperto la Course camarguaise, una variante della stupida corrida, altrettanto stupida, ma per lo meno senza uccisioni premeditate. Il gioco consiste nel togliere un nastrino dalle corna della vacca senza farsi incornare, riparandosi dietro alle transenne. Si usano di solito buoi o vacche che in questo caso viene spesso usato come sistema per selezionare le madri migliori per i futuri tori da corrida… che mondo…