Non tutti i musei di Atene espongono marmi, gioielli e bronzi, come si potrebbe immaginare. Questa volta sono andato a visitare due dei quattro stabili del museo di arte popolare greca, che da tempo mi incuriosivano: un antico bagno turco a Plaka e il museo della ceramica ospitato nella moschea in piazza Monastiraki.
[sam id=”7″]
Avrei visitato volentieri anche lo sede principale del the museo, che si trova sulla via Kydathineon, ma è praticamente chiuso per lavori di rinnovamento e espansione. Il nuovo museo di arte popolare aprirà in una nuova sede, sempre nei dintorni, che sarà pronta alla fine del 2015.
La moschea Tzisdaraki e i Bagni della Torre dei venti, che fanno parte del museo, sono invece normalmente aperti per il momento e interessanti da visitare, se non tanto per i contenuti, come rari esempi di architettura islamica ad Atene.
Cominciamo dai bagni turchi o Hammam di Abid Efenti, come erano chiamati dagli Ottomani. Si trova vicino alla torre dei venti, in via Kyrrestou 8. Nelle foto sopra si può vedere l’esterno dalla parte posteriore dello stabile, da via Lyssiou. I bagni furono inaugurati circa cinque secoli fa e sono rimasti in esercizio, senza interruzioni, fino al 1965. Chissa quante decine di migliaia di persone, uomini e donne, hanno avuto il piacere di rilassarsi in questo bellissimo palazzo. Per le donne in particolare l’hammam era un luogo per socializzare e fare quattro chiacchiere.
All’interno non c’è molto da vedere, a parte le diverse sale dello Hammam, con le spiegazioni di come funzionasse. Diciamo che per chi non ha mai visto un bagno turco dall’interno può essere molto interessante. Per chi ne conosce già le virtù, non offre molto a parte stuzzicare la voglia di trovarne uno funzionante! L’entrata costa 2 euro, con riduzioni per giovani e over 65.
La Moschea Tzisdaraki è impossibile da non notare. Si trova esattamente di fronte alla stazione della metro di Monastiraki e confina con le colonne della biblioteca di Adriano. Più centrale di così è impossibile.
Per quanto sia fotografata da tutti, bellissima con la luce pomeridiana con l’Acropoli come sfondo, sono solo pochi quelli che spendono i due euro per visitarla. All’interno della vecchia moschea, costruita nel 1759, non è rimasto niente, a parte il Mirhab, a testimoniare il suo passato islamico.
Nel suo interno ospita ora una collezione di ceramica tradizionale, tra cui alcuni esemplari che risalgono agli inizi del 1900. Al piano terra l’esposizione è dedicata a oggetti decorativi, mentre al piano superiore utensili e oggetti utili provenienti da tutta la Grecia.
Molto particolari i giocattoli per bambini, di Demetrios Mygdalinos, un rifugiato originario dei Dardanelli.
[sam id=”7″]